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Agricoltura VIVA: mietitura e trebbiatura

Dopo mesi di lavoro nei campi, tra decisioni agronomiche, monitoraggi e attese, si arriva al momento più intenso, simbolico e delicato di tutta la campagna agricola: la mietitura e trebbiatura del grano.

È l’atto finale, ma anche l’inizio di un nuovo ciclo. Per chi, come noi in VIVA, la farina la coltiva, la mietitura non è solo un’operazione meccanica: è la raccolta concreta di una visione agricola fatta di precisione, sostenibilità, rispetto del suolo e molta fiducia nelle potenzialità dei cereali.

Da rituale a gesto tecnico: come è cambiata la mietitura

Per i nostri nonni, la mietitura era una festa collettiva. Si cominciava all’alba, con le falci affilate a mano, e il ritmo era quello umano, lento, legato al sole e alle braccia. Oggi, le cose sono cambiate radicalmente: l’efficienza è aumentata, i tempi si sono ridotti, ma non per questo il significato è venuto meno.

Mietere è ancora oggi un gesto che chiude un percorso e restituisce, nella forma più tangibile, il senso del lavoro fatto bene.

Quando si miete?

Nell’ agricoltura VIVA, il momento della mietitura non è lasciato al caso. Per tutto l’anno ogni campo è stato monitorato tramite immagini satellitari, dati meteo e mappe di biomassa, così possiamo individuare il giorno giusto in cui il cereale ha raggiunto la maturazione fisiologica ottimale: il punto esatto in cui la pianta ha completato il proprio ciclo e il chicco ha la massima qualità e il corretto grado di umidità.

Anticipare o ritardare anche solo di qualche giorno può significare perdita di valore, problemi di conservazione che si ripecuoteranno in macinazione. Scegliere quando entrare a mietere è un atto di responsabilità tecnica.

La trebbiatura

Durante la mietitura, la mietitrebbia entra nel campo e inizia il lavoro più tecnico: tagliare la pianta, separare il chicco dalla spiga, pulirlo e raccoglierlo. È una macchina complessa, che deve coniugare potenza e delicatezza. I nostri cereali, coltivati in filiera, richiedono una trebbiatura attenta per non danneggiare i chicchi, specialmente nel caso di varietà più fragili come la segale o il farro monococco.

Ogni campo ha il suo ritmo, la sua densità, la sua resa. Per questo nella nostra agricoltura VIVA la presenza umana è attenta: l’operatore non si limita a “guidare”, ma valuta costantemente ciò che entra nella macchina, ciò che esce e ciò che viene perso.

L’ultima cura al campo

Dopo la raccolta, il campo resta spoglio, ma non abbandonato. La gestione della post-mietitura è fondamentale per restituire al suolo ciò che ha dato: residui di paglia, radici, nutrienti. In alcuni casi si lavora il terreno in minima lavorazione, in altri si semina un sovescio o si prepara per la rotazione dell’anno successivo.

In ogni caso, la filosofia VIVA prevede che ogni azione agricola sia parte di un sistema circolare, in cui il suolo è protagonista e non semplicemente “supporto”.

Fine e inizio di un nuovo ciclo

Con la mietitura si chiude un capitolo. Ma il nostro lavoro non si ferma. I chicchi raccolti saranno puliti, stoccati, selezionati, macinati a pietra per creare le nuove farine VIVA del prossimo anno.

Vuoi sapere come tutto è cominciato? Leggi gli articoli precedenti della serie Agricoltura VIVA:

E resta con noi: nei prossimi articoli parleremo di macinazione, filiera e valorizzazione dei cereali alternativi.